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Dall’E.Co.A. orizzontale all’E.Co.A. verticale

LA NATURA SELVAGGIA: LA FORRA INTERIORE-ESTERNA

La manifestazione sensibile del pianeta Terra, come noto, può assumere molteplici e straordinarie morfologie.

La natura, utilizzando i suoi strumenti operativi, ha saputo costruire dei luoghi particolari che, convenzionalmente, denominiamo

forre, canyons, canaloni, gole (…).

Il termine forra deriva probabilmente dal gotico

fauhrs, e significa letteralmente:

spazio tra due solchi.

Si tratta di un luogo di solito stretto e ripido, a pareti verticali assai ravvicinate, formatesi attraverso l’erosione, nel quale scorre l’acqua. Le forre sono lunghe, strette e scoscese, si aprono tra i monti e le colline del pianeta Terra, spesso sono coperte da folte macchie di vegetazione. Le forre sono figlie dell’acqua, del vento e del tempo e, soprattutto, della fisiologia innata (le radiazioni, la radio-attività naturale ecc.) che muove nella materia, nell’atomo (e oltre).

Sono solchi profondi, scavati in pendii rocciosi.

Gli altri termini: canyons, canaloni, gole (…), nell’E.Co.A. sono vissuti con lo stesso significato, tranne che per piccole e irrilevanti variazioni che saranno indicate di volta in volta.

Il movimento dell’Io-psyché, le sue azioni, creano dei solchi nell’interiorità analogicamente riconosciuti in riferimento a quelli che naturalmente si sono formati nei monti, nelle colline e, rispostandoci nell’interiorità, nelle dimensioni, nelle intensità degli istinti e delle emozioni che muovono nella coscienza.

Percorrere una forra e il suo ruscello-fiume è, per l’E.Co.A. verticale, percorrere i solchi che l’Io-psyché, le azioni, hanno prodotto. Spesso, le azioni ripetute nel tempo dell’acqua, del vento, creano dei solchi, dei passaggi in cui siamo costretti a passare. La natura ci permette di partecipare-osservare tutto questo anche nell’interiorità: ha saputo creare forme essenziali e funzionali e il corpo umano, nel suo insieme Io-somatico, lo dimostra.

La visione di una forra, la percezione di un funzionamento coscienziale (…) hanno in sé il potenziale di poter meravigliare, di stupire l’Io-psyché di ogni essere vivente, se è attento a questo.

La forra può essere penetrata da radiazioni luminose del sole, esattamente come un solco coscienziale, un istinto-emozione possono essere chiarificati, illuminati da insights intuitivi e sincronici, dall’olos-presenza, dallo stato coscienziale Sigmasofia, che porta luce nel buio, chiarezza nello stato coscienziale incompreso, impenetrato, di cui non siamo consapevoli.

Nella forra, le radiazioni solari colpiscono spruzzi d’acqua, gocce, nebulose (…), facendo emergere magicamente in esse

il ponte arcobaleno, i suoi colori.

Spesso l’insight intuitivo e sincronico, la comprensione vissuta di un processo coscienziale innesca nuove riflessioni, nuova vita, può portare stimolo, calore nella nostra azione.

Sono insights che, in entrambi i casi, si muovono nel tempo autopoietico ossia nel continuo presente, nel qui ed ora.

La forra, la coscienza e i suoi solchi, possono rispondere sempre! Possono farlo con maggiore intensità in primavera, quando l’attività della natura è intensa, quando i ghiacci si sciolgono e liberano la fisiologia e i principi attivi cristallizzati, nel fluire armonico, incontaminabile, puro dell’acqua: quando, nella coscienza, riusciamo a sciogliere quel particolare blocco istintivo-emozionale, cristallizzato, e la vitalità, il fluire armonico dell’Io-psyché riprende a creare in tutta la sua intensità.

È in questi momenti che si recupera la comunicazione empatonica con le potenze naturali innate che sono nate, all’opera fin da “prima” della manifestazione sensibile che hanno saputo edificare.

In questi momenti di primavera, in natura e nella coscienza, si possono vivere dinamiche entusiasmanti, avventurose, indicanti la presenza di potenze immense, grandiose, all’opera: la potenza innata della natura.

È sorprendente come questa si possa manifestare attraverso il

silenzio-suono.

Spesso, sono i momenti che in forra, in natura, ci costringono alla massima attenzione e concentrazione, quando il suono e il linguaggio possono diventare distrazioni e potenzialmente pericolosi, in quegli attimi il silenzio-suono innato emerge dirompente; allo stesso modo, quando un’emozione vissuta nel quotidiano ci toglie la parola, ci fa rimanere senza parole, quando il vissuto diretto, pieno, emerge dal meccanismo di fuga a cui, talvolta, riduciamo il nostro linguaggio:

parliamo perché non ci assumiamo il fare.

Dire che una forra è bella, meravigliosa, non significa percorrerla.

Così per le azioni di vita.

La forra, così come il fiume della vita, ci possono riservare dei momenti difficili, pericolosi, rispetto alla possibilità di rimanere in vita, o dare continuità al mantenimento di uno stato differente dal dolore, dalla sofferenza. La paura dello stato coscienziale punto morte, della malattia, dell’incidente, della sofferenza, sono lì immanenti, presenti alla radice dell’Io-psyché. Nell’E.Co.A. verticale rappresentano la differenza di potenziale, l’autopoiesi che concorre a irrorare la necessità di essere e rimanere concentrati, meditativi, attenti, nella forra e nella vita. Questi potenziali immanenti, da conoscere e da vivere empaticamente, fanno parte dell’orientamento della Sigmasofia a voler vivere in diversi modi i significati profondi del vivere e del suo specifico contenuto:

lo stato coscienziale punto morte.

La natura, la vita, hanno regole innate e possiamo riconoscerle alla radice dell’Io-psyché.

Essendo parte integrante di essa, è possibile trovare sempre la possibilità di non esserne separati, e di esserne consapevoli, è questo che semplicemente ci permetterà di risalire le situazioni difficili in forra, nella grotta, interna ed esterna, e ridurre al minimo il disallineamento del fluire naturale della vita, là dove tale processo può farci incontrare lo stato coscienziale punto morte.

Anche nelle diverse azioni esistenziali possiamo incontrare tutto questo, ed è in questi incontri che si dischiudono innovativi significati dell’esistenza:

la forra, la grotta, l’azione esistenziale, per poter vivere più profondamente il senso e i significati complessivi di quello che stiamo facendo.

Quando il fluire della vita ci condurrà alla percezione, al vissuto diretto che lo stato coscienziale punto morte è un suo contenuto, un suo ingrediente autopoietico, la paura, il pericolo, la morte non faranno più paura, ma saranno ingredienti che porteranno potenza naturale innata all’azione, ciò si dischiude con il vivere, creando ogni istante!

Ogni momento dell’esistenza può esser scandito dal riflesso di questo orientamento, sul piano simbolico-reale è l’integrazione del momento di sospensione che si vive durante l’esperienza della discesa di una cascata, sotto l’acqua forte, talvolta dirompente, o quando si vive nella relazione esistenziale un momento significativo, carico energeticamente e a livello istintivo-emozionale e, quando usciti dall’esperienza, ci si lascia andare ai suoi esiti, vivendo momenti di contemplazione, lucidamente abbandonati su quel prato, immersi in quel tramonto, o in quell’abbraccio, in quella danza (…).

Non importa della valenza che diamo all’esperienza vissuta, positiva o negativa, ma quanto di averla vissuta e di aver saputo risalirla e trasmutarla, in un orientamento tendente alla coscienza continua, che sia i lividi lasciati dal percorrere una forra, o il vivere una relazione esistenziale, possono lasciare.

Se ci lasciamo andare, lucidamente, possiamo percepire lo scorrere della vita in noi, il suono forte, potente, bianco dell’acqua, del fiume che scorre nella forra, come correnti che hanno un solo scopo: condurci all’incontro con

gli insights intuitivi e sincronici, con l’olospresenza

con caratteristiche innate che formano

lo stato coscienziale Sigmasofia,

uno degli obiettivi che la Sigmasofia ecologica, attraverso tutti i suoi settori operativi, si prefigge.

È nello stato Sigmasofia che l’Io-psyché, danzando se stesso, la sua componente innata, si renderà conto che la forra, la grotta, la vita, sono un processo unico, di cui è parte. In ciò è la base della pratica dell’E.Co.A. verticale

a tutela e salvaguardia dell’ambiente interiore ed esterno


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