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RIFLESSIONI SULL’E.Co.A.

Nel panorama italiano esistono molte realtà che si occupano di ecologia e del modo di viverla, come quella, da me fondata e denominata

E.Co.A.,

Ecologia-Escursionismo Coscienziale Autopoietico.

In sostanza, ci occupiamo di psicologia, di psicosomatica, di ricerca sui significati dell’esistenza e, per farlo con maggiore efficacia, ci rechiamo in natura, anche selvaggia, difficile, impenetrabile (montagne, foreste, grotte, forre, profondità marine, volo libero in aria…). Una volta raggiunto il luogo, ci fermiamo e svolgiamo, immersi nella natura, riflessioni sull’esistenza e meditazioni dinamiche per fini conoscitivi (…).

Quindi, utilizziamo le tecnologie e l’equipaggiamento necessari alla progressione in natura come mezzo per arrivare in un luogo, dove facciamo le azioni che ci siamo prefissati: utilizziamo le tecniche e la tecnologia, esattamente come si utilizza l’auto, per recarsi da un posto A ad un posto B.

L’E.Co.A. non suddivide in compartimenti stagni i diversi modi di progredire in natura: io faccio alpinismo, io faccio speleologia, io faccio torrentismo e così via, non attribuendo, né direttamente né indirettamente, primati di una cosiddetta disciplina rispetto ad un’altra. Un esempio concreto:

  • L’avvicinamento di due-tre ore all’ingresso di una forra fa parte del torrentismo o dell’escursionismo?
  • Se, all’interno della forra incontro una grotta, sto facendo torrentismo o speleologia?
  • Se, per uscire da una forra, devo scalare una parete di roccia, sto facendo torrentismo o alpinismo o arrampicata?

L’E.Co.A. non appartiene e non vuole appartenere a nessuna di quelle discipline, scisse e differenziate, soltanto dall’Io-psyché: come ricercatori E.Co.A., si sceglie la tecnica di progressione più adeguata e opportuna alla situazione ambientale che si deve affrontare interiormente ed esternamente.

Per l’E.Co.A., il fatto che la progressione in natura e nella vita non sia esente da rischi è incluso nell’assunzione di responsabilità a praticarle.

Ogni ricercatore (i partecipanti sono denominati così) che pratica l’E.Co.A. è consapevole del pericolo possibile e se ne

assume la piena responsabilità!

Peraltro,

tale modo di procedere esiste da migliaia di anni.

L’E.Co.A. riconosce il principio di responsabilità e di poter assumere eventuali rischi. Se, durante l’E.Co.A., i ricercatori producono stati di paura, immediatamente procedono dentro di sé, ad elaborare quel vissuto, per tentare di transmutarlo all’istante. Per far questo, studiano e praticano, continuamente (senza riferimenti religioso-spirituali o fideistici), che cosa sia il punto morte, che cosa sia il dolore (un possibile correlato alla paura di morire).

Agendo il principio attivo di auto-determinazione-realizzazione, creano la condizione e sono disponibili verso altri che fanno l’esplicita richiesta di voler vivere tale orientamento esistenziale ecologico.

L’E.Co.A. riconosce come unico professionista, in grado di accompagnare se stesso in ambienti naturali, il proprio Io-psyché, che si avvale del già citato principio di auto-determinazione-realizzazione e delle informazioni esistenti sulle tecniche e modi di percorrere la natura complessiva, anche quando questa sembra essere difficile da praticare. Il ricercatore E.Co.A. si forma, vissuto dopo vissuto, a sviluppare la propria professionalità, a cui integra la propria arte (riteniamo incompleto riconoscerci soltanto come seri professionisti). Alla verifica sul campo, ne è risultato che ogni ricercatore E.Co.A. è un professionista-artista, a proprio modo. Viene a scoprire così, esperienza dopo esperienza, che non è mai esistita e non esiste, una pratica di progressione in qualunque ambiente naturale che possa essere riservata ad un unico professionista specializzato: questo stato di fatto è proprio della storia dell’essere umano e del suo rapporto con la natura esistente, da sempre.

Per vivere l’ambiente alpinistico, la forra, la natura, il ricercatore E.Co.A. (così come ogni essere umano che ci ha preceduti) ha bisogno della propria competenza di progressione in natura e nella vita

in quanto vive inequivocabilmente che affidarsi alla

propria pulsione olistica a vivere e a conoscere sia l’azione più efficace da fare, da vivere.

Se partecipiamo-osserviamo insieme la questione, possiamo constatare che soltanto i propri studi e ricerche pratico-teorici realmente vissuti, raggiunti, hanno senso e significato sul modo concreto, pratico, di vivere di percorrere la natura che, di fatto, si può scoprire soltanto azione dopo azione, direttamente. Ho partecipato-osservato centinaia di volte l’estasi del ricercatore, quando, vivendola per auto-determinazione, scopre e riconosce la propria tecnologia che gli serve per progredire in natura e nella vita.

  • Il ricercatore E.Co.A. vivrebbe e riconoscerebbe come archeologia psichica, come anacronistico e regressivo, come gravissima superficializzazione, non seguire l’orientamento indicato in quanto ritiene assolutamente ovvio assumere di vivere i principi attivi innati di auto-determinazione, di auto-organizzazione, auto-realizzazione, auto-responsabilità, esprimibili, a proprio modo, da ogni essere umano.

È l’essere umano stesso che, da sempre, sceglie liberamente di andare in natura, con chi e in quale modo:niente di più semplice!

Il ricercatore E.Co.A. sente il proprio principio di auto-responsabilità evidenziarsi e crescere, stato sufficiente ad auto-autorizzarsi un’uscita in ogni ambiente naturale di cui, peraltro, è parte integrante e inscindibile.

È naturale che la bellezza innata della natura (da sempre vissuta dagli esseri umani di tutto il mondo) faccia proselitismo:

  • come dimenticare quella cascata di sessanta metri (…),
  • quel volo libero con il paracadute (…),
  • quella progressione di archeo-torrentismo (…),
  • quell’immersione sub-acquea (…),
  • quell’arrampicata, quel tramonto, quell’adrenalina (…)?!

È la natura stessa a lasciarsi fruire da auto-consapevolezze che abbiano l’intenzionalità di voler farlo.

Affrontare rischi naturali significa, ripeto, assumere la propria auto-responsabilità e auto-tutela, atto che

ha a che vedere con la propria formazione e competenza.

Si rispetta l’unicità e l’irripetibilità di ogni essere umano, valorizzandone le caratteristiche, per cui ci si può considerare legittimamente

l’antidoto ad ogni tipologia di progressione in natura
identificata e fissata su se stessa.

È proprio l’intuito di ognuno, la capacità di apprendere dalla progressione nella vita (che include ogni tipologia di natura) a poter scoprire la nuova tecnica di progressione e di meditazione:

durante ogni uscita tentiamo di apprendere
modalità di progressione innovative e nuove.

È veramente istruttivo partecipare-osservare come ogni libero ricercatore E.Co.A. sappia realizzare propri applicativi, personalizzando tecniche interiori, di progressione e di uso della propria tecnologia.

La ricerca psicosomatica diventa enormemente interessante, quando il ricercatore incontra e vive situazioni che il proprio Io-psyché legge come pericolose:

la scoperta vissuta di come gestirle e superarle
è formazione a se stessi in azione.

Spiego.

L’Io-psyché produce stati psicosomatici come la paura di morire, in conseguenza di un incidente, di una disattenzione, di una non conoscenza della tecnica adeguata: non appena si viene a verificare una situazione del genere, immediatamente ci si organizza per andare a vivere, a riconoscere le cause del problema e a trasformare quello stato. Ognuno lo farà con le proprie caratteristiche e stato di consapevolezza ed è proprio la ricerca continua finalizzata al miglioramento, al potenziamento, alle tecnologie meditative dinamiche, delle tecniche standard codificate (nazionali e internazionali) che ci ha dato i migliori risultati e ci ha permesso di crearne di nuove.

Il ricercatore E.Co.A. è consapevole del fatto che soltanto la propria formazione vissuta è colei in grado di guidarlo durante la pratica meditativa dinamica su corda e sotto il getto di una cascata, per questo motivo si prepara alla conoscenza delle adeguate tecnologie di progressione E.Co.A.

Da sempre, l’essere umano si forma a riconoscere e a utilizzare il materiale, l’attrezzatura, l’equipaggiamento che ritiene a lui più adatto per la progressione e, in specifici casi, ha saputo e sa anche auto-progettarselo e costruirselo.

Saper adattare la propria consapevolezza e conoscenza alla situazione naturale fa parte della sua formazione vissuta. Essendo un viaggiatore di tempi spazi e conoscenze, il praticante E.Co.A. è un libero ricercatore sui significati dell’esistenza (come ogni essere umano, riconoscerebbe di essere, se si fermasse a riflettere): essendo impegnato a formare i propri significati, le proprie competenze esistenziali, pone in remissione, per ovvi motivi, valutazioni sui significati, sulle competenze o la mancanza di competenze di altri da sé (quest’ultimi, se lo vorranno, penseranno loro stessi a decidere di voler conoscere significati e competenze dei loro stati psicosomatici, delle loro capacità di progressione, se vogliono o meno emanciparsi dalla loro condizione).

Per le questioni inerenti la sicurezza i ricercatori E.Co.A. operano nel seguente modo:

  • Si formano ad essere complemento di loro stessi, per porre in remissione ogni forma di affidamento, di delega, di competenze ad altri su come gestire e decidere della propria esistenza, durante la progressione in natura e nella vita.
  • Si formano ad assumere la responsabilità di tentare e di conoscere i possibili effetti delle proprie azioni su di sé ed eventualmente sugli altri, la profilassi olistica;
  • Pongono in remissione ogni forma e tipo di giudizio o valutazione verbale su se stessi e sugli altri, per entrare in vissuti integrali, da consapevolizzare e da cui estrapolare informazioni utili alla progressione in ambienti naturali e nella vita.
  • Si formano alla conoscenza di che cosa sia, realmente, il punto morte e il suo correlato, il dolore, per gestirlo.

Vivendo la conoscenza e la coscienza olistiche, l’’Io-psyché del ricercatore E.Co.A. contribuisce a non contaminare proiettivamente il principio attivo innato e inalienabile di
auto-determinarsi a poter progredire nella vita
 e in ogni tipologia di ambiente naturale.


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