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RIFLESSIONI SULL’EVENTO T.O.C.O.A. COSTATO A NELLO LA FRATTURA DELLA CAVIGLIA DESTRA

di Palestra della Coscienza Aequilibrium (dott.ssa Piera Iade)

Credo che il fatto, occorso alla forra di Riancoli, domenica 10 maggio u.s., meriti alcune riflessioni.

Dimenticato un sacco con corda, dopo alcuni tentativi maldestri da parte di qualcuno, Nello decide di andarci lui a recuperarlo, con una partecipante del gruppo.

Saltando in un laghetto, tra quelli che s’incontrano lungo il percorso della Forra di Riancoli, il piede destro si scontra con un sasso che gli frattura l’osso sovra malleolare della caviglia destra.

            Oltre, ovviamente, alle responsabilità personali che ognuno elaborerà e si vedrà, per conto proprio, mi sono nate alcune spontanee riflessioni.

Perché dare per scontato che, da parte della conduzione, debba esserci sempre e per forza completa disponibilità, anche se dichiarata e costantemente dimostrata?

            Voglio dire che, data per scontata la cosiddetta autodeterminazione, esiste pure il non detto del burn out.

A tale proposito, faccio un esempio che coinvolge la descrizione delle diverse fasi evolutive dell’essere umano.

Quando ha dai 3 ai 4 anni, il proprio mondo È se stesso, esclusivamente se stesso. Richiede al padre, alla madre o a chi ne fa le veci di occuparsi di lui/lei, senza condizioni: desidera il giocattolo e il desiderio DEVE realizzarsi, senza soggiacere, appunto, a condizioni, ad alcuni no, se o ma. La spiegazione adulta non può essere nemmeno ricevuta, tantomeno considerata. Non ti compriamo il giocattolo, perché non ci sono i soldi, vorremmo tanto, ma non ci è possibile! Oppure: Andiamo senz’altro a fare la gita, ma papà è stanco e ha bisogno di riposo… La risposta, spesso, è un pianto devastante, disperato, realmente disperato, pari a quello conseguente alla sofferenza da reale dolore da abbandono. Per rassicurare il piccolo, il genitore lo accontenta e si nega il riposo o i soldi necessari per altro, di maggiormente necessario. Lo fa, perché capisce che quel piccolo/piccola non è davvero in grado di comprendere un’informazione che riguarda il mondo esterno a sé.

È vero che il conduttore sa perfettamente assumersi le proprie decisioni; è altrettanto vero che i componenti del gruppo, in quanto adulti, possono andare oltre le proprie esigenze personali e, attraverso l’utilizzo del principio attivo dell’empatia, evitare di chiedere prestazioni che, in un determinato periodo, possono andare oltre la normale tolleranza di risposta. Significa che l’empatonia autopoietica non ha sempre necessità di comunicazioni della logica acquisita se non vuoi, dici no, se vuoi dici sì.

L’oceano non rifiuta nessun fiume: la Natura, in quanto ambiente naturale, non dice no ai diserbanti, ai sacchetti di plastica, ai fitofarmaci o all’inquinamento. Li accoglie, li accetta fino a dare segnali chiari di impossibilità a riceverli ancora, ed esonda, sotto varie forme, allagamenti, nubifragi. Ma, la persona che passa di lì, sul prato, può evitare di lasciare il sacchetto di plastica sull’erba, anche se l’erba non le ha detto esplicitamente No! Succederà, che, dopo molti sacchetti di plastica lasciati sul prato, ad un certo punto, semplicemente, l’erba non crescerà più!

Quando si è in diretto collegamento con il piano autopoietico, consapevoli di esserne emanazione, succede che l’attitudine risulta essere la stessa. L’accoglienza è a 360°, non sotto condizione, nemmeno dei propri limiti fisici e psichici, a volte.

L’attitudine infantile è quella che si accontenta della risposta alla banale domanda Ma, tu vuoi farlo questo o quello? e che sicuramente sarà , perché la persona, a cui si chiede e che dà quella risposta, è un essere umano autopoietico. Se questi è anche il formatore, il conduttore della propria formazione che si è seguita per anni, si dovrebbe conoscere quel meccanismo, quel modo di essere ed entrare nel tono, in quell’empatonia che permette l’attenzione all’ascolto dell’eccesso che si richiede, per l’esclusivo soddisfacimento del proprio bisogno ludico.

Sempre lo stesso infantilismo può obbiettare (come mi è stato detto) Ma non è mica un neonato, un bambino! : critica, anche questa, che manifesta una totale inconsapevolezza della visione olistica e autopoietica. Significa che la logica che sottende tali confutazioni è quella comunemente accettata e che ha un senso, in un contesto localisticamente relazionale, non nella dinamica che la avvolge e la contiene: quella olistica, appunto.


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